Tra sogno e realtà
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1io confesso Empty io confesso Mer 07 Mar 2012, 11:58 am

Lisali

Lisali
Admin
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john grisham

storia molto forte!!! vera..... ho dovuto leggerlo in 2 riprese perchè mi faceva stare male....



Un innocente sta per essere giustiziato. Solo un criminale può salvarlo.


"Senta, reverendo, io ho fatto cose terribili, ma ce n'è una in
particolare che mi tormenta da parecchi anni. Devo confidarmi con
qualcuno e non ho nessun altro posto dove andare. Se io le parlo di un
crimine terribile che ho commesso anni fa, lei non può dirlo a nessuno?"



Grisham appartiene a quella categoria di autori anglofoni che si
scelgono a scatola chiusa.
Pensandoci bene non sono tantissimi, ma sono stabili e consolidati nel
tempo.
Era così per Crichton, è così per Wilbur Smith, la Cornwell, Stephen
King, James Patterson, P.D. James, Frederick Forsyte, Le Carre e pochi
altri.
A unirli la straordinaria capacità di creare storie avvincenti, che
siano legal thriller come in questo caso o romanzi d'avventura poco
importa. E, inoltre, una dote che accomuna molti altri autori
anglosassoni: la capacità di scrivere dialoghi efficaci e coinvolgenti.

Forse se leggessimo le prime pagine di un romanzo come questo, scritto
però da uno sconosciuto, non lo reputeremmo granché originale.
Quante volte ci è stata raccontata - o abbiamo visto in un film - la
storia di un assassino che confessa (o che si dice sul punto di
confessare) a un religioso, certo che questo non possa raccontare a
nessun altro i fatti di cui viene a conoscenza, il suo crimine?
Eppure c'è già nel primo capitolo del romanzo - in cui appunto vediamo
un criminale malato di tumore in fase quasi terminale, arrivare da un
pastore protestante e denunciare la sua sofferenza nel vedere che un
innocente sta per essere condotto alla sedia elettrica per un delitto
che non ha commesso -, qualcosa che esula dalla banale ripetizione di un
tratto narrativo già ampiamente svolto da altri.
E man mano che la storia procede questo quid narrativo si amplia, prende
forma e riempie le pagine con prepotenza. Il criminale malato nei fatti
è tutt'altro che determinato a scagionare il ragazzo nero ingiustamente
imprigionato nel braccio della morte, pur mancando poche ore
all'esecuzione, e la storia diventa un conto alla rovescia drammatico e
travolgente verso quella che sembra una inevitabile terribile
ingiustizia.
L'avvocato del ragazzo contemporaneamente sta cercando in tutti i modi
di fermare i tempi dell'esecuzione, cercando di convincere un testimone -
ai tempi dell'omicidio rivale in amore del giovane e dunque determinato
a fargliela pagare - a ritrattare quello che ha affermato al processo.
E quando il pastore protestante si mette in contatto con lui per
parlargli della possibile testimonianza del criminale assassino, non gli
crede, pensando che il tutto sia frutto dell'ennesima esaltazione di un
mitomane.
Mentre le ore passano e la fine del ragazzo si avvicina, l'ansia cresce
accanto a un sentimento di impotenza ma anche alla rabbia e alla
determinazione di tentare veramente il tutto per tutto.
Grisham riesce così a raccontare una storia credibile, avvincente, ma
anche a mettere in luce una ennesima volta (molti sono gli autori
americani che l'hanno fatto prima di lui) il dramma della pena capitale,
le ingiustizie e la disumanità che l'accompagnano, facendo riflettere
noi, ma soprattutto i suoi concittadini, sull'insensatezza e l'inutilità
di questa scelta.

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